Rettoria Santa Maria di Talsano



statua di San Francesco di Paola

Statua donata dalla famiglia Marraffa nel 2005, che va a sostituire quella presente precedentemente in questa chiesa. Tale statua, ormai ridotta ad un mucchio di frantumi nel 2003, era di dimensioni lievementi più piccole.

S. FRANCESCO DI PAOLA (Paola (CS) 1416 - Plessis-les-Tours (PARIGI) 1507). Fu allevato senza agi, ma non gli mancò mai il necessario; imparò a leggere e scrivere verso i 13 anni, quando i genitori volendo esaudire il voto fatto a San Francesco, lo portarono al convento dei Francescani di San Marco Argentano, a nord di Cosenza. In quell'anno il giovane rivelò subito doti eccezionali, stupiva i frati dormendo per terra, con continui digiuni e preghiera intensa e già si cominciava a raccontare di prodigi straordinari come quando, assorto in preghiera in chiesa e dimenticatosi di accendere il fuoco sotto la pentola dei fagioli prima del ritorno dei frati, una volta resosi conto della dimenticanza che avrebbe lasciato tutti digiuni, corse in cucina, e con un segno di croce accese il fuoco di legna e contestualmente i legumi furono cotti al punto che i frati testimoniarono di non aver mai mangiato una simile pietanza.
Un'altra volta dimenticò di mettere le carbonelle accese nel turibolo dell'incenso, alle rimostranze del sacrestano andò a prenderle ma senza un recipiente adatto, allora le depose nel lembo della tonaca senza che la stoffa si bruciasse.
Trascorso l'anno del voto, Francesco volle tornare a Paola e con i genitori intraprese un pellegrinaggio ad Assisi. Il giovinetto era convinto che quel viaggio gli avrebbe permesso di individuare la strada da seguire nel futuro.
Fecero tappe a Loreto, Montecassino, Monteluco e Roma. Nella "Città eterna" mentre camminava per una strada, incrociò una sfarzosa carrozza che trasportava un Cardinale pomposamente vestito, il giovane non esitò e avvicinatosi fece notare al Cardinale che lo sfarzo ostentato era in disaccordo con il messaggio di Gesù; il porporato - stupìto - cercò di spiegare che ciò era necessario per conservare la stima e il prestigio della Chiesa agli occhi degli uomini. Nella tappa di Monteluco, Francesco poté conoscere in quell'eremo un monaco siriano fuggito in Occidente; ebbe anche modo di conoscere la vita degli eremiti che occupavano le celle sparse per la montagna; fu molto colpito dal loro stile di vita, al punto che tornato a Paola, appena tredicenne e in netta opposizione al dire del porporato Cardinale romano, si ritirò a vita eremitica in un campo che apparteneva al padre, a quasi un chilometro dal paese.
Era il 1429. Il giovinetto si riparò prima in una capanna di frasche e poi spostandosi in altro luogo in una grotta, che egli stesso allargò scavando il tufo con una zappa; questa grotta è oggi conservata all'interno del Santuario di Paola ma non è possibile ammirarla dall'interno poiché si rese necessario proteggerla da una spessa grata. La fama del giovane eremita si sparse nella zona e tanti cominciarono a raggiungerlo per chiedere consigli e conforto; lo spazio era poco per questo via vai, per cui Francesco si spostò di nuovo più a valle costruendo una cella, sempre nel terreno del padre; dopo poco tempo alcuni giovani, dopo più visite, gli chiesero di poter vivere come lui nella preghiera e solitudine. Così nel 1436, con una cappella e tre celle, si costituì il primo nucleo del futuro Ordine dei Minimi; la piccola Comunità si chiamò "Eremiti di frate Francesco".
Prima di accoglierli, Francesco chiese il permesso al suo Vescovo di Cosenza S.E. Mons. Bernardino Caracciolo, il quale avendo conosciuto il carisma del giovane eremita, acconsentì. Per qualche anno il gruppo visse alimentandosi con un cibo di tipo quaresimale, pane, legumi, erbe e qualche pesce, offerti come elemosine dai fedeli; non erano ancora una vera comunità ma pregavano insieme nella cappella in determinate ore. Oggi il Santuario è ben conservato: è attraversato da un fiume che dà voce alla rigogliosa natura circostante che lo vede completamente immerso nel verde e affacciato sull'intenso mare.
Durante i lavori di costruzione del convento - oggi Basilica Santuario - Francesco operò numerosissimi prodigi. Tra questi ne ricordiamo uno in modo particolare poiché svela la sua perfetta sintonia con ogni ordine della natura da lui amata e rispettata in modo esemplare: un gruppo di enormi massi si distaccarono dalla montagna e precipitando avrebbero distrutto gli edifici sottostanti occupate da numerose persone al lavoro. Francesco li fermò con un gesto della sua mano e con l'invocazione della Carità di Dio Padre. Tale segno indelebile di grazia divina ottenuta da San Francesco è oggi inalterata dal tempo, sotto la strada del Santuario.
Francesco esercitò il suo rapporto con la natura in modo naturale e non straordinario come si è portati a ritenere. Con questa capacità senza precedenti nella storia cristiana Francesco entrò nella fornace per la calce a ripararne il tetto, passando fra le fiamme e rimanendo illeso. Così, con la stessa naturalezza, una volta ascoltate le esigenze degli operai che con molto sacrificio personale lo aiutavano a costruire il convento, fece sgorgare una nuova sorgente con un semplice tocco del bastone, per dissetare gli stessi operai che , così, poterono attingere l'acqua per la costruzione, senza doverla prelevare nel fiume sottostante con grande dispendio di tempo e fatica.
Ormai la fama di taumaturgo si estendeva sempre più e il Papa Paolo II, inviò nel 1470 un prelato a verificare; giunto a Paola fu accolto da Francesco il quale, attesa la stagione rigida, aveva fatto portare un braciere per scaldare l'ambiente. Il prelato nel corso del colloquio mostrò le sue perplessità a Francesco per l'eccessivo rigore che professava insieme ai suoi seguaci, sia nel rigore della vita eremitica che nella rigidissima dieta quaresimale. Fu allora che Francesco diede ancora una volta un esempio meraviglioso della sintonia con la natura possibile all'uomo: prese dal braciere con le mani nude i carboni accesi e, senza scottarsi, li offrì all'alto prelato, volendo così significare che se con l'aiuto di Dio si poteva fare ciò, tanto più si poteva accettare il rigore di vita da lui scelto per sè e per i suoi confratelli.
La morte improvvisa del Papa nel 1471, impedì il riconoscimento pontificio della Comunità, che intanto era stata approvata dal Vescovo di Cosenza S.E. Mons. Pirro Caracciolo; il consenso pontificio arrivò comunque tre anni più tardi ad opera del nuovo Papa Sisto IV.
Secondo la tradizione, uno Spirito celeste, l'Arcangelo Michele, gli apparve mentre pregava, tenendo fra le mani uno scudo luminoso su cui si leggeva la parola "Charitas" e porgendoglielo disse: "Questo sarà il tuo Ordine".
La solennità di San Francesco di Paola ricorre ogni anno il 2 aprile.

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